Monumento al consumismo. Progetto, 2010. 95x50x50 cm
[…] Scirpa ha potuto portare a compimento quei macro-oggetti nei quali può esercitare la sua critica sociologica: una denuncia raggelante nella sua ironia, come nel caso di quell’organismo realizzato con le scatole per confezioni dei prodotti di massa, il quale risuona a mio giudizio come metafora della megalopoli consumistica, là dove, appunto, si attua il trionfo della falsificazione del razionale. Una denuncia, è da aggiungere, che accresce la propria facoltà d’incidenza a livello collettivo in relazione all’intonazione demistificatoria di cui è nutrita […]
Carlo Munari, Milano, 1972
L’artista ha reso qui l’effetto di accumulo oggettuale e di perdita intervallare rispecchiante la condizione del moderno panorama urbano, attraverso un abile gioco dovuto alla specularità dell’immagine.
Gillo Dorfles, Milano, 1980
Tabellone consumistico
[…] Il dito è puntato sui prodotti di largo consumo e sul loro uso esagerato e acritico, non c’è dunque l’esaltazione dei segnali e simboli della comunicazione massificata, bensì l’intento, appunto provocatore, di stimolare la coscienza critica nel bel mezzo di questa fittissima rete di messaggi capziosi mossi, alla base, da coloro che tempo fa venivano chiamati i persuasori occulti […]. E così Scirpa ammassa questa grande quantità di scatolette. Non casualmente, ma ritmando la narrazione da superbo musicista del pentagramma visivo.[…]
Carmelo Strano, Milano 1992
Lo sguardo virtuale sul mondo. Una installazione di Paolo Scirpa
[…] tutto l’universo-mondo è evocato da un globo terracqueo ricoperto, anzi del tutto costituito da citazioni consumistiche esplicite, etichette, confezioni, involucri, marche e loghi di prodotti […] (imageries del resto già abituali nei repertori di opere recenti). […] Il senso di costrizione, l’alienazione da altre possibili scelte di vita o di realtà è inoltre marcata dalla presenza di una gabbia carceraria che sostiene e contemporaneamente imprigiona il mondo nella griglia tecnologica delle sue strutture […]. Pur mimando il geometrismo sempre presente nel gusto compositivo di Scirpa (per esempio il rigore dei tubi fluorescenti dei suoi ludoscopi o le strisce di colore delle sue cromopercezioni) questa inferriata introduce la novità di un elemento di brutalità tecnologica, un’inedita asprezza che rende ancora più significativa l’efficacia dell’installazione.
Giorgio Seveso, Milano, 2004