Paolo Scirpa: reinvenzione di una città

Di Francesco Poli

25 Giugno 1997

Paolo Scirpa vive dal 1968 a Milano, dove, tra l’altro insegna all’Accademia di Brera e dove ha esposto con maggiore frequenza. E’ qui, soprattutto, che la sua ricerca artistica è maturata, dagli anni Sessanta fino agli anni Ottanta, in modo singolarmente originale, con riferimenti all’incrocio fra pop. Nouveau Réalisme e arte programmata e, in particolare, con una forte determinazione a uscire dai limiti ristretti dell’opera-oggetto, per avviare un coinvolgimento dell’ambiente, dello spazio espositivo al contesto urbano monumentale.
La sua volontà è quella di far interagire le sue strutture geometriche di neon luminosi multicromatici, che creano suggestive realtà spaziali virtuali, ed effetti ottici di “sprofondamento” con le strutture della città, e cioè con gli spazi concreti dell’esistenza sociale. Progetti, per lo più utopici, ma forse proprio per questo più affascinanti.
Con tecniche di fotomontaggio, ha progettato interventi di trasformazione e vitalizzazione percettiva e spaziale, relativi a vari monumenti in diverse città italiane, da Milano a Roma, da Bologna a Venezia, ma anche all’estero (a Caen ha effettivamente realizzato il suo lavoro).
Ora è la volta di Siracusa, che per l’artista ha un significato del tutto speciale, essendo la sua città natale. Siracusa è una delle città più affascinanti del Mediterraneo. Fondata dai Greci, fu il centro più importante della Magna Grecia e la patria di Archimede.
Più che in ogni altro intervento urbano, il progetto operativo di Scirpa risulta in questo caso efficace perchè è allo stesso tempo radicalmente straniante e capace di penetrare in profondità nell’antica identità della città, la sua città.
Qui, più che mai, il corto circuito estetico fra straordinari monumenti e luoghi storici, e geometriche spazialità costruite con nuove tecnologie, riesce a realizzare una vitale dialettica fra dimensioni spazio temporali agli estremi opposti.
Di grande spettacolarità sono, in particolare, gli interventi ideati per le necropoli di Pantalica e Grotticelle, e per il teatro greco.
L’effetto che produce l’inserimento, in ognuna delle aperture delle centinaia di tombe della necropoli, di strutture quadrate e circolari al neon, non è solo di enfatizzazione percettiva, ma anche, in un certo senso, simbolico. Infatti l’immagine di sprofondamento, di risucchio visivo, nel nero del fondo del pozzo virtuale è in questo caso collegabile all’idea di buio che avvolge la morte e i suoi grandi misteri.
Il progetto per il teatro greco ha invece l’obiettivo di sottolineare la purezza formale della sequenza di semicerchi che si collegano progressivamente, a partire dalla scena, o che viceversa si “concentrano”. Scirpa ha posto anche al centro della scena una sua struttura circolare, in modo da proseguire, sul piano virtuale, lo sviluppo della forma ad imbuto. E’ un lavoro questo che sembra voler sottolineare, in modo quasi tautologico, che al di là degli infiniti spettacoli che sono stati lì rappresentati e di quelli che saranno fatti in futuro, lo spettacolo resta sempre lo stesso. Riguardo al teatro greco è stato anche realizzato un progetto in scala 1/10 come opera indipendente rispetto al contesto ambientale.
In questi progetti, come in quelli dedicati ad altri luoghi mitici come le catacombe o le latomie, viene sfruttato al meglio il rapporto di contrapposizione e connessione fra due materiali assolutamente differenti fra loro: da un lato la roccia tufacea scavata in ogni modo e utilizzata anche per le costruzioni stesse della città, e dall’altro le fredde e geometriche costruzioni di tubi al neon.
Che l’artista ci tenga anche a mettere specificamente a fuoco nel suo lavoro l’espressività primaria di questi materiali, facendoli reagire tra loro, è dimostrato molto bene attraverso delle sculture da realizzare con blocchi di tufo grezzo “penetrati” da strutture circolari al neon. Il risultato singolare sono opere che sembrano sospese fra preistoria e fantascienza.
Oltre a questi interventi, bisogna ricordare anche quelli proposti per il contesto più specificamente urbano. Tutti i principali luoghi che caratterizzano la città vengono coinvolti nell’operazione fantastica utopica di Scirpa: dalla mitica fonte Arethusa alla cattedrale, sui cui lati spuntano ancora antiche colonne greche; dal Palazzo Montalto di Piazza Archimede al nuovo santuario della città; dal piazzale antistante il porto al faro.
Forse qualcuno di questi interventi potrà essere realizzato veramente, ma anche se così non fosse, sono sufficienti i progetti (che potrebbero essere ulteriormente elaborati al computer) a dar conto dell’energia e dell’entusiasmo della visione artistica dell’artista.
Milano, 25 giugno, 1997