Gli attimi del tempo

Di Gabriel Mandel

01 Settembre 1969

Sole, 1969. Linoleumgrafia, p.d.a. a tre colori su carta, 70×50 cm

L’angoscia del tempo va distruggendo ogni sapore di vita che il tempo ci ha dato controvoglia quando la civiltà contemporanea ha inventato la velocità. Oggi il far presto consuma; ma questa corsa la si può cristallizzare franando l’angoscia stessa in un’opera che non ne sia turbata. La calma compositiva, la costruzione ferma e monumentale e il senso immanente del nostro volgere precipitoso mi vengono d’un subito suggeriti dalle silografie pluripolicrome di Paolo Scirpa.

Suggeriti a quell’esame fugace che il tempo mi concede, ma il loro discorso mi fa trovare il volgare del giorno necessario per goderne più profondamente. Ne traggo allora conoscenza di un universo esterno, reale di là dal nostro orizzonte, e di un universo intimo creato.

L’andamento cosmico, universale, delle pittografie diagrafiche può venir sottoposto semanticamente dall’insistenza del cerchio espanso al quadrato della periferia totale, cifra cara e ricorrente per Paolo Scirpa. L’idea del caos può venir desunta dal formicolio dei grafemi a una prima occhiata, subito corretta dalla più attenta visione nello scoprimento della coordinazione segnica, della partizione dei colori e dei valori.

Queste considerazioni possono risultare, ad una analisi più voluta, troppo semplicistiche; si potrebbero dire “romantiche”. Ciò non va scartato. Se un complesso non figurativo dà immediate sensazioni spirituali, mostra di racchiudere in sé valori d’arte effettivi, transuperando calcolo e tecnica. Infatti le opere di Scirpa si presentando complete: hanno evidente questa loro qualità, sottolineata dal variare dei temi e delle situazioni, dalla ricchezza del concetto e dal mutarsi in sé che tempera l’apparente uniformità dell’impostazione circolo-quadratica.

La maturità qualitativa e l’onestà delle ricerche sono evidenti se si pone ancora attenzione alla strutturazione tecnica di queste immagini: silografie a più tavole, di perfetto registro e perciò di esecuzione accurata, in cui la tiratura sussegue alla tiratura con un sovrapporsi di colori studiato, difficile ma pienamente dominato, corretto a prima stesura, senza risentimenti. Architettura formale che conclude una ben più lunga formazione pratica lunga, laboriosa, fatta di ricerca  nel difficile, senza concessioni al banale, all’artificio, all’effetto immediato.

Ne risulta che nelle sue formulazioni Scirpa è completo, valido. E’ testimone del suo tempo quel tanto che gli consente d’essere collocato in un tempo definito, di rappresentare, non di sopravvivere nell’ambiguo. Ha un mondo ricco di colori prismatici, di strutturazione perfettamente inventata e rinnovata di continuo: un caleidoscopio di universi fantastici. Traccia queste ideazioni sue, le conduce dal proprio intimo alla vita esteriore del mondo, arricchendoci dei suoi concetti e proponendoci di continuo l’aggiornamento della nostra conoscenza con l’evoluzione della sua natura fantastica eppur coordinatamente concreta.
Milano, settembre, 1969