Arte Contemporanea, settembre-ottobre 2009
Le idee fluttuano nell’aria, al punto tale che prima o poi chiunque può fiutarle e farle proprie. E’ ciò che verrebbe da dire, bonariamente, entrando in una delle sale dell’Arsenale che ospitano la trentacinquesima Biennale di Venezia. La nuova biennale infatti, oltre ad offrire interessanti spunti di riflessione intorno all’universo dell’arte contemporanea, non è esente da venature polemiche. In particolare, all’interno del padiglione del Cile, non può non saltare all’occhio la strettissima similitudine tra i lavori di Iván Navarro (Cile, 1972) con quelli del noto artista italiano Paolo Scirpa (Siracusa, 1934). Parte della ricerca di Navarro ripercorre quanto già tracciato da Scirpa negli anni ’70 con i suoi Ludoscopi, attraverso un gioco di illusione ottica praticato con l’utilizzo di luci a neon e specchi al fine di riprodurre all’infinito delle forme di luce colorata. Il Ludoscopio, così battezzato dal critico Carlo Belloli, venne proposto da Scirpa nel 1972 e scatenò subito l’attenzione di studiosi, artisti e critici risultando il connubio perfetto tra arte e scienza.
Le opere di Navarro chiamate in causa sono Death Row e BED, nelle quali l’affinità con l’opera di Scirpa è evidente. La prima è composta da tredici porte di alluminio che presentano al proprio interno delle luci al neon, ognuna di colore diverso, che attraverso l’uso di uno specchio sul fondo si riproducono all’infinito, nonostante lo spessore sia ridotto. Il gioco di specchi e luci viene a creare così una realtà illusoria, mostrando un infinito apparentemente tangibile e percorribile proprio come in Scirpa. Dunque non è tanto l’aspetto concettuale ad evocare l’artista nostrano, ma l’adozione della forma estetica stessa. In BED, l’opera si presenta attraverso un'altro codice espressivo prediletto da Scirpa, quello del pozzo: in questo caso il nostro occhio è ingannato da specchi e luci riflesse che in un gioco di moltiplicazione infinita lasciano trapelare la scritta BED, da cui prende il titolo l’opera. Per intenderci, non è nostra volontà, in questa sede, quella di sminuire una parte dell’opera dell’artista cileno, quanto quella di rendere noto che la sua ricerca arriva in Italia con ben trent’anni di ritardo. Una menzione la merita comunque Resistance, un opera realizzata quest’anno, che partendo dalla ricerca sopra citata si differenzia dalle altre opere per l’originalità: una sedia composta da luci fluorescenti è collegata ad una bicicletta che, all’atto della pedalata, le accende. Osservata in questa prospettiva, l’opera di Navarro appare ai nostri occhi come un work in progress che trae ispirazione da una delle ricerche più interessanti ed esteticamente riuscite del nostro paese, una sorta di omaggio a Scirpa che, se da una parte ci riempie di gioia ed orgoglio, dall’altra ci induce a desiderare che sia esplicitato.
Emanuele Zucchini
Arte Contemporanea, settembre-ottobre 2009, pp. 84-86