Artribune “L'infinito è illuminato. Paolo Scirpa a Verona” Di Luigi Meneghelli

Espansione curva, 1979

Arena Studio d'Arte, Verona – fino al 7 febbraio 2016. La galleria veronese offre una selezionata antologica in cui Paolo Scirpa propone la sua ossessiva ricerca di profondità fittizie, come modi di raggiungere una bellezza ideale e un senso di assoluto infinito. Dagli Anni Settanta a oggi.

 

Sono fantaspazi, quelli che costruisce Paolo Scirpa (Siracusa, 1934; vive a Milano). Sono strutture luminose che aprono la strada a una visione prospettica senza fine, a “un viaggio oltre il limite”. Dove il limite però non è “la soglia” di Fontana, che cerca ciò che sta dietro la tela, quanto piuttosto l’infinito spaziale dei suoi Ambienti, la loro dimensione dinamica, aerea, eterna. Anche Scirpa anela a qualcosa di vitalistico: si affida a convenzioni geometriche, ma per conseguire una estensione universale, “ancora tutta da esplorare”; impiega mezzi di estrema chiarezza (la luce al neon, gli specchi), ma per spingere il nostro occhio all’interno dei suoi “buchi”, al cui fondo nessuno è mai andato “per raccontarci cosa ha visto” (Bruno Munari). Anche perchè essi sono senza una reale profondità, in quanto la loro prospettiva è solo virtuale: veri tromp l’oeil che hanno il fascino spirituale dell’inganno. Ma oltre ai Ludoscopi, in mostra ci sono anche dipinti e serigrafie. Soprattutto quattro “progetti d’intervento”: fotomontaggi, in cui Scirpa inserisce in un ambiente storico le sue “messe in scena” illusorie, come supplementi d’animo, come situazioni poetiche nella poesia del luogo.
Luigi Meneghelli

 

Verona // fino al 14 febbraio 2016
Paolo Scirpa – La luce nel pozzo
a cura di Marco Meneguzzo

ARENA STUDIO D’ARTE
Via Oberdan 11
342 7414481
arenastudiodarte@gmail.com
www.arenastudiodarte.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/50407/paolo-scirpa-la-luce-nel-pozzo/

 

Arena Studio d'Arte, Verona – fino al 14 febbraio 2016.

 

La galleria veronese offre una selezionata antologica in cui Paolo Scirpa propone la sua ossessiva ricerca di profondità fittizie, come modi di raggiungere una bellezza ideale e un senso di assoluto infinito. Dagli Anni Settanta a oggi.