La città dell’arte. Una passeggiata sospesi nel vuoto.
La mostra di Paolo Scirpa, aperta fino al 10 febbraio alla Galleria San Fedele (via Hoepli 3/a; martedì-sabato 10,30-12,30 e 16-19) non è costituita da una serie di opere da guardare e non toccare, è un’esposizione tutta da vivere, uno spazio da esplorare in cerca di emozioni e sorprese.
Scirpa, che è docente di pittura all’Accademia di Brera, è nato a Siracusa nel 1935 e dal 1968 vive a Milano. Da una ventina d’anni lavora sul tema dello spazio e della visione: con specchi e tubi al neon, bianchi o colorati, crea uno spazio illusorio, una realtà immaginaria in cui il visitatore della mostra è invitato a immergersi. Guardando i suoi Ludoscopi, si ha l’impressione di affacciarsi su un pozzo che precipita all’infinito vero il centro della terra, oppure su di un tunnel incurvato che, lungo un misterioso percorso sotterraneo, finirà per unirsi all’altro tunnel che parte dalla parete di fronte. Un’installazione in mostra permette al pubblico di camminare su due di questi pozzi immaginari: bisogna provare per credere, si ha davvero la sensazione di camminare sul vuoto; è una specie di seduta terapeutica per chi soffre di vertigini, ma anche un invito a dubitare della solidità del mondo che ci circonda, a chiederci se la nostra visione della realtà non sia solo illusione ed inganno. Il Ludoscopio è una sorta di finestra sul mistero, un modo per superare, almeno,attraverso la fantasia e l’arte, tutti i limiti e i vincoli della normalità.
In questi ultimi anni l’artista è tornato a lavorare su un tema che lo aveva molto coinvolto nei primi anni Settanta: la riflessione sul consumismo. Già allora egli prevedeva che la civiltà del consumismo avrebbe finito per essere soffocata dagli stessi rifiuti che produceva; è tipico della nostra civiltà produrre quantità enormi di oggetti destinati solo a diventare rifiuti: l’imballaggio ha il compito di catturare l’attenzione e indurre all’acquisto, poi, esaurita questa funzione, diventa ingombrante e devastante rifiuto. Con gli involucri di cartone che racchiudono tanti prodotti utili ed inutili, Scirpa realizza installazioni di varie forme, si lascia affascinare dai bei colori che gli psicologi dalla pubblicità hanno studiato per conquistare direttamente la nostra psiche senza passare per la fastidiosa ragione, e costruisce oggetti a prima vista divertenti, in realtà inquietanti: il globo fatto di scatolette e circondato da una catena, per esempio, è la denuncia di uno spreco che diventa ingiustizia e sopruso.
L’UNITA’, Milano, domenica, 4 febbraio 1996, Marina De Stasio