Opere in mostra
La rassegna dedicata a Paolo Scirpa (Siracusa, 1934) rappresenta un punto importante nell’analisi dell’arte degli artisti siciliani, condotta ormai da anni dalle Fabbriche Chiaramontane e dagli Amici della Pittura dell’Ottocento. Scirpa infatti è una singolare figura di innovatore linguistico, che solo da poco sta ricevendo il giusto riconoscimento della sua attività, legata all’indagine sulla luce, attraverso l’uso magistrale del neon.
Dal 1972 – anno del suo primo “Ludoscopio”, titolo col quale l’artista indica le sue opere luminose – Scirpa ha lavorato con la luce e sulla luce: la sua indagine, infatti, articolatasi anche in molti progetti ambientali, non è un’indagine puramente ottico-percettiva, ma piuttosto idealistica, quasi misticheggiante. Questo intento pare contrastare con l’aspetto inevitabilmente e volutamente tecnologico degli oggetti-scultura che l’artista costruisce, e che creano infiniti giochi e “illusioni” luminose. Non a caso il curatore della mostra Marco Meneguzzo nel suo saggio insiste sull’aspetto trascendentale del concetto di luce: “… una circonferenza, un quadrato, un triangolo … sono queste le forme che Scirpa dà alla luce, e viene naturale associ are la purezza delle forme e lo sfolgorio della luce all’”idea”, a quel primo motore da cui derivano tutte le cose. Non è una questione intellettuale, non occorre conoscere Platone per associare la forma alla luce, queste forme pure alla luce, e trasformare la luminosità fisica in splendore simbolico: la forma della luce, l’atto meccanico di piegare il tubicino di vetro riempito di neon sino a dargli la forma voluta, trascende questa fisicità e diventa sostanza immateriale, diventa la luce della forma, cioè la “chiarezza” universale delle forme geometriche unite alla luminosità che da loro emana. Chiarezza, luminosità, splendore sono termini solo apparentemente vaghi – oppure sono vaghi per chi tratti la luce solo come frequenza elettromagnetica -, perché di fatto parlano dell’aspetto trascendente della luce, come Platone, appunto, parlava delle idee, o come i filosofi e i teologi medievali (che allora erano la stessa cosa) parlavano di “ottica” …”.
In mostra sono presenti molti lavori recenti, un’installazione composta da più lavori a parete e a terra, e moltissimi progetti ambientali (quasi della “fantasie” piranesiane sull’inserimento di elementi luminosi all’interno di siti storici e di luoghi famosi), in un allestimento fortemente dinamico e spettacolare.
Il catalogo bilingue italiano e inglese, edito da Medusa, contiene un saggio del curatore Marco Meneguzzo, una biografia raccontata dell’artista, e un cospicuo apparato d’illustrazioni delle opere dell’artista.
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